Kas'iyyan guardò di nuovo il soldato sulla porta. Era alto,il fisico secco ma atletico,con le labbra sottili,gli occhi spietati e freddi ed i capelli biondi molto corti.
-"Arrenditi ." disse il soldato piano,con voce metallica e crudele.
Il vecchio allora si fermò,si fermò per una manciata di lunghissimi interminabili secondi;dopo abbandonò le braccia lungo i fianchi e chinò il capo. Sconfitto.
Il soldato alla porta prima rimase immobile,ma poi lentamente rilassò i muscoli. E sorrise trionfante.
Vedere come ancora una volta il suo ordine fosse stato eseguito per paura,e la sconfitta fosse giunta dopo un attimo di terrore del suo nemico lo eccitò e lo rese euforico.Le sue labbra si incresparono in una posa diabolica e subito ripose la pistola d'ordinanza nella fondina,chiuse la porta alle spalle e si avvicinò al vecchio. Fece qualche passo nella sua direzione e si fermò a breve distanza da lui per scrutarlo meglio. Poteva sentirne il puzzo di latte acido,di grasso affumicato, di terra bagnata.
-"E così sei tu..dopo tanti anni ti abbiamo trovato. Il generale è fuori che aspetta impaziente con gli altri,ma prima volevo vederti personalmente,faccia a faccia.Ho sentito così tanto parlare di te che.."
La mano di Kas'iyyan fu così rapida da sembrare lenta.Il coltello che teneva sulla mano destra disegnò un arco perfetto che carezzò l'aria tiepida dell'ambiente ed esattamente a metà della sua corsa incontrò la gola del soldato e la squarciò con uno scatto.
Kas'iyyan non permise che il corpo cadesse,ed anzi lo sostenne tra le sue braccia,dolcemente. Ma non per la paura che il rumore del corpo cadente insospettisse gli "ospiti che aspettavano fuori",ma per accellerare il deflusso del sangue che dal cervello lungo le carotidi recise ruscellava rutilante sul pavimento. E facendolo fissò il morente negli occhi,guardando in viso la vita che scorreva via.
Adagiò il corpo sul tavolo,si diresse calmo verso la porta. Guardò l'icona un ultima volta,le scarpine di Vladilena posate accanto alla finestra e poi uscì. Aprì la porta,i soldati lo guardarono lordo di sangue e il generale che era con loro senza una parola gli sparò al petto. Gli altri soldati aprirono il fuoco crivelladolo di colpi per scaricare la tensione accumulata dall'attesa. Poi le armi fumanti tacquero,l'erba coperta di bossoli fu calpestata dai passi di coloro che caricarono sulla camionetta il corpo del vecchio e del soldato sgozzato dentro l'isba,e tutti si allontanarono. Il bosco poco vicino alzava il suo canto funebre,il sole calava pallido e lontano.
Così trapassò l'eroe di guerra pluridecorato Andrei Nikolaevich Kas'iyyan Taz'ghul,il cui nome originario,prima che quel ragazzino armeno fosse adottato a braccia aperte dalla Grande Madre Russia era Haig Kaciac Taz'ghul,"Colui dalla destra coraggiosa". Rapito a sette anni da briganti-cacciatori-contrabbandieri della sua regione,fu allevato per anni con una disciplina di ferro,strappato alla sua casa e ai suoi fratelli per farne un vero guerrigliero armeno. Iniziò a far da vedetta alle bande che si vendicavano sui convogli turchi per le attenzioni che Ankara aveva loro usato negli anni passati,si spostavano lungo il confine con la Russia,dove trovavano riparo dalle baionette dei Genç Türk. Poi un giorno durante un esercitazione sparò ad un cespuglio che si muoveva nel bosco e uccise uno dei suoi fratelli,il minore,finito chissà perchè anche lui in quella zona,forse per fame o per cercar fortuna lungo il confine. Se ne accorse solo a fine esercitazione,e fino alla fine dei suoi giorni quel ricordo lo accompagnò. Giunta la guerra si arruolò,amo teneramente una ragazza conosciuta in un ricovero in ospedale,ma al termine della convalescenza il rifiuto di lei di condividere l'amore di quello strano ragazzo dall'accento lontano lo gettò in un mutismo dal quale si riscosse soltanto dopo un anno. Il ragazzo era diventato un uomo,batteva la zona di confine alla quale era stato assegnato con una ferocia inusitata,si divertiva ad attirare gli abbandonati della Wehrmacht in trappole per poi annientarli come conigli. Il suo cuore si indurì e si faceva chiamare Hrant "Li-c'è-il-fuoco" nella sua lingua. Fu assegnato a Stalingrado ben prima della battaglia che sarebbe poi diventata la più cruda di tutto il fronte occidentale,li incontrò di nuovo la ragazza che aveva amato,ma lei si era innamorata del nemico,un tedesco dell'armata degli invasori,con quale ormai aveva già una figlia. I due amanti morirono,nessuno sa come,ma la sua rabbia non si placò. Fu congedato dall'esercito per "grave labilità emotiva", e nonostante la fine della guerra si mise alla ricerca del frutto dell'amore tra il nemico e la giovane volontaria,che tanti anni prima lui aveva amato. Li trovò quando lei stava per dare alla luce una bimba,sposata al figlio di un generale. Fece finta di interessarsi a loro,incontrò il padre di lui e promise assistenza ai due giovani durante le campagne militari in Asia che avrebbero tenuto il futuro nonno lontano. Ma non appena quest'ultimo partì ad addestrare truppe il quel paese di confine non perse tempo,produsse false accuse di tradimento contro la coppia e li fece internare nei campi di lavoro,dove si assicurò che morissero prima della fine dell'inverno. La ragazza aveva dato alla luce una bimba,che fu chiamata Vladilena. Kas'iyyan riuscì nell'ottenere l'affido spacciandosi come nonno della piccola e letteralmente scomparì, in un villaggio sperduto,vicino a un bosco sperduto della provincia di Komi.
Qualcosa cambiò in lui con quella bimba tra le mani,una creatura innocente ed indifesa.No,a lei non sarebbe capitato ciò che era successo a lui e a suo fratello. Kas'iyyan amava quella bimba,più di se stesso.
Li viveva con lei poco fuori dal villaggio fino a quando il generale Semën Konstantinovič Timošenko,di ritorno dalla Cina non vendicò suo figlio.
"Babuška Maša!". Vladilena svegliò la vecchia che sonnecchiava davanti al camino in quel pomeriggio freddo dopo il pranzo per il suo ventiduesimo compleanno. Il nonno Semen e gli zii avevano pensato a tutto facendole una splendida sorpresa,incluso un pranzo pantagruelico cui la vecchia non aveva saputo sottrarsi: nascere e crescere in un villaggio sperduto nel bosco ti lascia addosso una fame atavica,impossibile da eradicare,anche dopo anni di vita agiata nel raion più confortevole di Mosca-secondo le teorizzazioni del beneamato Nikolaj Miljutin-servita e riverita in quanto balia della nipote di un generale.
"Babuška Maša!,è arrivata una lettera per te!"
La vecchia aprì un occhio per volta,poi entrambi insieme,poi li richiuse e fece per dire qualcosa,ma un sonoro gorgoglio della sua stessa pancia la interruppe.
Il pollo.
Ma fu un attimo,la vecchia subito scattò seduta:-"Che vai blaterando figlia mia??Una lettera per me?Ma se non ricevo lettere da quando Piòtr partì in città per cercar fortuna?La lettera non la scrisse certo lui,che era tonto come una ruota,ma la padrona della bettola dove la sera diceva di sedersi a pensare a me!Se mi avesse pensato di più non avrebbe speso tutti quei rubli in voodka e...e non farmi dire cosa!Ho dovuto saldare tutti i suoi debiti,che San Michele lo perseguiti fino all'eternità!"
Ma la lettera c'era,con una grafia tremolante l'indirizzo era scritto in china blu,molto sbiadita,pareva esser stata sotto la pioggia per dei giorni,ma la carta aveva resistito e l'interno della busta era intatto. Era pesante,come se ci fossero monete dentro,ma quando Mariya Alexandreevna la aprì tintinnarono sul tavolo scintillando due vecchie medaglie militari con il simbolo di un nemico che fu.
" Mi è stato riferito dalla gente di un villaggio sul Komi che vi siete trasferita qui a Mosca. So che con voi rimane una bimba nipote di un grande generale. Affido a voi questa lettera per lei,che non ho potuto indirizzare all'interessata per non mettere in sconvenienza la signorina che si vede destinare attenzioni da parte di uno sconosciuto.Sono inoltre ricercato,lo dico per potervi regolare voi di conseguenza. Quanto a me, morirò ben prima che riceviate questa lettera.
Nostro Padre,tuo bisnonno non aveva che noi due. Me e Friedrich. Io ero il maggiore tra i due,ricordo ancora la mamma che morì nel dare alla luce Friedrich,e il lungo funerale che seguì,con parenti venuti da lontano,la zia nel suo scialle nero e i nostri cugini,segnati a lutto. Nostro padre,il conte Hohenzollern-Sigmaringen ci amava tanto,siete i miei occhi figli miei,non faceva che ripetere a tutti.
Fu lui ad insegnarci a sparare,fin da quando eravamo piccoli. Militai fin da subito con i miei coetanei entusiasti in quella che doveva essere l'alba di una nuova rinascita e proteggevo mio fratello così come a Nostro Padre avevo promesso. Presi i voti migliori per lui,e mio fratello-tuo nonno-mi sceglieva sempre come esempio.
Andai alla Braunschweig e vi trascorsi il mio anno.Fui uno dei primi,anche perchè ero tra i più anziani,a 31 anni ero già nei reparti d'assalto. Tuo nonno aveva quattro anni in meno di me,e in segreto dietro mio consiglio entrò nella Wehrmacht,non nelle SS.
Fui io quindi in un certo senso che lo mandai a morire a Stalingrado con von Paulus. Ma lui era contento di partire,la 6° armata era un corpo d'elite,e questo anche a Nostro Padre piaceva. Friedrich d'altronde era felice di andare in Russia,la sua idea era di riincontrare una ragazza che aveva conosciuto anni prima quando accompagnando il Fuhrer era stato ricoverato in un ospedale da campo per una caduta da cavallo. Si scrivevano ogni settimana e la sua idea era di tornare in Russia,anche con la guerra in atto,per incontrarla e a guerra vinta portarla in Germania come sposa.
Io ero già un veterano. Quando Nostro Padre malato seppe come si moriva a Stalingrado mi guardò ed io capii. Morì qualche giorno dopo ed io raggiunsi il fronte in treno,le giovani reclute dirette al fronte mi guardavano tanto con rispetto quanto io guardavo loro con disperazione, perchè non sapevano a cosa andavano incontro. Dovevo trovare Fredrich laggiù a Stalingrado e riportarlo indietro da quella follia. Quando lo trovai,era troppo tardi. Ma vidi bene in viso l'uomo che rideva di lui,schiacciato sotto le macerie,vidi per la prima volta la bellissima donna che amava,vidi la sua morte. Dovevo vendicarli ma riuscii soltanto a ferire quel serpente,poi un colpo di cannone fece franare il palazzo dove ero appostato. Quando rinvenni feci in tempo a salvare poche cose di mio fratello e poi fui catturato. Mi misi le sue medaglie in bocca e non parlai per mesi;a Stalingrado prigioniero vidi le nostre armate disfatte e umiliate,abbandonate dalla loro stessa nazione che li aveva spediti lontano in un rigurgito convulso di sorda barbarie mista a orrore. Da li in treno fino a Novaja Zemlja: la nuova terra.
Riuscii a fuggire solo dopo dieci anni,e tutti dicevano che fosse un miracolo che fossi riuscito a soppravvivere. La sete di vendetta per quell'uomo che ero solo riuscito a ferire mi diede un motivo per voler vivere la dove tanti erano i motivi per voler morire.
Ricordo il silenzio della tundra,il vento sulla slitta dei contrabbandieri che ero riuscito a corrompere, le zanzare e la fame nella taigà ed il terrore ai posti di controllo per passare da una città all'altra nascosto tra le carcasse di renna. Ho visto il rifiorire impetuoso della vita dopo la morte più definitiva che ci sia,il morire soli. Ho ascoltato i lamenti del bue muschiato quando vengono al mondo i piccoli e la foca che lecca il sangue dei suoi figli uccisi a bastonate.
Ho visto morire tuo padre,prima tuo nonno e prima ancora tuo bisnonno.
Non ti ho visto nascere ne forse mai ti vedrò,mi restano così pochi giorni da vivere e queste ultime forze voglio usarle per raccontarti la verità sulla tua vita. Ti ho trovata grazie ad un postino chiacchierone che racconta di una brutta storia,ubriaco in una taverna a parlare di un uomo che ho cercato per anni per vederlo morire. Quando in realtà avrei fatto meglio a cercare te per vederti vivere."
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