Il tumulto non cessò quando l'uomo si riebbe, anzi, se possibile si accrebbe ancor più.
Si dovette fronteggiare il mancamento della Contessa, seguito a breve da quello della Contessina, che furono portate a forza di braccia nelle proprie stanze, lontane dal feretro indrappellato e dal destino doloroso che portava.
La servitù fu licenziata con un gesto della mano, fiacco. Rimasero nella corte un uomo disfatto dalla stanchezza, cui misericordiosamente era stato offerto un bicchiere di liquore, ed un Conte stanco della vita, che in quel momento gli doveva sembrare troppo avara.
"Il Signor Conte mi perdonerà l'ardire di parlare per primo": fu interrotto. Quello che non poterono i tratti, sfigurati dalla lunghezza del viaggio, dal sole e dalla salsedine sull'Oceano e dalla polvere delle strade di Francia, persi in un intrico di cicatrici già bianche e antiche seppur nuove, poté la voce. "Baptiste" scandì lento il Conte "il mio ragazzo almeno..." e s'interruppe da sé, sfinito.
"Signor Conte, con il Loro Permesso..." "Almeno, ditemi, Baptiste, almeno è stato degno del nome che porta? E' con onore che è ...è..." Vinto dallo sforzo, crollò il capo e non trattenne i singhiozzi: gli riuscì di dominarsi il tanto necessario ad impedire alle ginocchia di cedere.
Quando Baptiste offrì il conforto della sua mano ruvida, però, i singulti cessarono d'un tratto.
Con uno sguardo indicibilmente tagliente, il Conte sibilò tra i denti "Contegno, servitù!". Si ritrasse. Baptiste aveva già visto quegli stessi occhi stretti, quello stesso tremito della mandibola contratta, la rigidità del corpo poco più di un anno prima, quando aveva assistito ad un commiato in quello stesso cortile, caricando i bagagli di un giovane cui non pareva vero poter finalmente lasciare il nido e vivere la propria avventura, che peccava solo di mostrare il proprio entusiasmo e la propria riconoscenza a quel padre che l'aveva permesso. Chissà, forse anche il proprio affetto. Ed era stato respinto con durezza, con brevi parole cavate tra denti stretti, e tutte riguardo l'onore e il buon nome della famiglia. Forse non immaginava che sarebbe stata l'ultima occasione. Quel ragazzetto avrebbe potuto essere suo figlio, e con quest'animo si era proposto di svolgere l'incarico di seguirlo e servirlo sulla via delle colonie d'America, sulla via di un destino che si era rivelato drammaticamente diverso da ogni sogno. Scrollò il capo per cacciare via i ricordi: appartenevano ad un passato così prossimo, eppure così terribilmente remoto, che la sproporzione gli dava alla testa.
"Un incidente, Illustrissimo. " Il Conte avvampò al punto tale che la cipria candida non riusciva a nascondere il colorito paonazzo del volto. "Incidente di che genere? Quanta onta?"
Venne dall'interno della carrozza un tramestìo di oggetti mossi. Baptiste, confuso, cercava parole che non vennero, e si ritirò di qualche passo, in imbarazzo, schiacciando il tricorno ormai logoro sul petto.
La porta della carrozza si aprì.
Due lacchè, dall'aria meglio in arnese del vecchio maggiordomo dei Conti Faberbleu, discesero trasportando un bauletto borchiato, che sembrava molto pesante. Furono seguiti da scarpini ottimamente calzati, che scostarono appena la tenda di velluto scuro che oscurava i vetri e proteggeva l'intimità del viaggiatore.
Alla finestra del piano superiore, Mademoiselle Francoise osservava, senza capir molto della scena, un ragazzo che qualche anno prima si sarebbe potuto dire poco più che ragazzino scendere con incedere solenne dal predellino. Impiegò qualche momento a comprendere che la sua speranza di veder comparire il fratello era vana, ma la curiosità la mantenne vigile e le impedì di cedere alla delusione e perdere ancora i sensi.
Il giovane si scappellò con un gesto ampio, e quando arrivò al fondo di un profondissimo inchino disse a voce alta, e chiara: "Illustrissima Eccellenza Signor il Conte". L'Illustrissimo contrasse il volto in una smorfia, e commentò a mezza voce con un "des italiennes!" che espresse efficacemente tutto il suo disappunto.
"Con la Loro licenza mi dichiaro responsabile dell'incidente d'artiglieria che ha Loro sottratto la luce della discendenza, e mi metto al Loro servizio, offrendo la mia persona o la mia vita come compensazione, per quanto miserrima, della Loro perdita". Tutto fu detto con lentezza grave, al fondo dell'inchino, e ne seguì un silenzio che durò molto a lungo. Il giovane inclinò appena la testa per occhieggiare l'eccellenza illustrissima a cui si era rivolto, ma la cima della scalinata era deserta. Si rialzò, ricomponendosi, e incontrò lo sguardo timido di una ragazza, coi capelli un po' scomposti, che si nascose dietro la tenda non appena si avvide d'essere guardata.
"Fate portare il bagaglio, Eccellenza" fece Baptiste, rassegnato "Non c'è molto altro da fare".
Il Maestro di Casa aveva alla fine trovato il Conte, che sedeva rigido su una savonarola, davanti ad un secretaire ingombro di carte. "Volete vedere vostro figlio, Eccellenza?"
Il Signor Conte lo guardò come se avesse parlato una lingua sconosciuta, e poi come se avesse detto la peggiore delle eresie, degna della tortura e poi del rogo.
"Un prete, Eleuthere. Un prete per le esequie." Il Maestro di Casa con un breve inchino uscì dalla stanza, e non appena la maniglia si risollevò, il vecchio conte strappò la parrucca dalla testa con un lamento, e la gettò al fuoco del camino. Poi crollò sullo scrittoio, e pianse.